Visualizzazione post con etichetta cibo. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta cibo. Mostra tutti i post

1 mar 2010

"FA' LA COSA GIUSTA" Fiera di Milano



Ciao a tutti, vi segnalo che dal 12 al 14 marzo 2010, a Milano, si terrà la settima edizione di Fa' la cosa giusta!, la fiera nazionale del consumo critico e degli stili di vita sostenibili che mette in mostra progetti, idee, soluzioni per consumare e produrre secondo principi di sostenibilità economica, ambientale e sociale. 

Saranno 14 le sezioni tematiche di Fa' la cosa giusta! 2010: dall'editoria indipendente all'economia carceraria, dalla casa sostenibile al turismo solidale e poi ancora energie rinnovabili, ecoprodotti, progetti di educazione alimentare, finanza etica, commercio equo e solidale e molto altro.


Critical Fashion SEZIONE SPECIALE 2010

Ogni anno in fiera cresce una sezione nuova. Dopo il cibo, il turismo, le energie rinnovabili, la casa, nel 2010 è la volta di tutto ciò che ruota intorno al vestire.
C’è infatti un fenomeno nuovo nel mondo della moda, un intreccio sempre più consistente di fili che costituiscono “giuste trame”: giovani
designer e griffe sempre più attenti a coniugare etica ed estetica.
S’incontrano qui le volontà di chi acquista e s’interroga su ciò che indossa e l’interesse delle griffe grandi e piccole a valorizzare anche
il contenuto di “scelte responsabili” delle loro creazioni (ambiente, diritti dei lavoratori, sostenibilità sociale).
Critical Fashion è anzitutto una sezione espositiva, da vedere e da toccare, ma prevede anche incontri, workshop prima e durante la fiera, la mostra Giusta Trama e eventi organizzati in altri luoghi di Milano.

Mangia come parli
Prodotti provenienti da agricoltura biologica, a km0, agricoltura biodinamica. Aziende agricole, cooperative sociali, presidi Slowfood per la salvaguardia della biodiversità, Gruppi d’Acquisto Solidale, progetti di educazione all’alimentazione.
Casa sostenibile
Soluzioni, idee e progetti per costruire, arredare e abitare in modo consapevole lo spazio domestico.
Associazioni, enti pubblici e imprese impegnate nella diffusione di strumenti di mobilità sostenibile.
Turismo solidale
Operatori del turismo, che lavorano secondo principi di giustizia sociale ed economica, nel pieno rispetto dell’ambiente e delle culture.
Monelli ribelli
Realtà che promuovono prodotti e servizi per prendersi cura dei più piccoli in modo sostenibile.
Ecoprodotti
Tessuti naturali, prodotti per la bellezza e l'igiene personale, detersivi, articoli di cartoleria che garantiscono un basso impatto ambientale durante l'intero ciclo di vita del prodotto.
Energie rinnovabili
Enti pubblici, associazioni ed imprese che hanno intrapreso un percorso di ricerca e di sensibilizzazione sul risparmio energetico e sullo sviluppo delle energie rinnovabili.
Progetti, cooperative di servizio e di produzione, associazioni di promozione culturale, realtà di volontariato che operano nel mondo carcere.
Siti, periodici, editori, case di produzione cinematografica, impegnati nella realizzazione e nella distribuzione di progetti culturali vicini ai temi della fiera.
Finanza etica
Istituti bancari, raccolte di risparmio a scopo sociale/solidale, progetti di microcredito , programmi di investimento eticamente orientati, assicurazioni solidali.
Pace e partecipazione
Associazioni, reti e istituzioni che promuovono i principi del consumo critico, della partecipazione e della non violenza.
Software libero
Associazioni, enti e gruppi di persone che promuovono l’open source, la condivisione del sapere e propongono servizi di comunicazione solidali (telefonia, internet, ecc).
Commercio equo e solidale
Centrali di importazione e botteghe, produttori del sud del mondo ed associazioni di rappresentanza del commercio equo e solidale.

Fa' la cosa giusta! si terrà a fieramilanocity, viale Scarampo 14, Milano.
MM1 Amendola Fiera o Lotto. Padiglioni 1 e 2, ingresso da P.ta Scarampo
Giorni e orari di apertura:

Venerdì 12 marzo: 9-21
Sabato 13 marzo: 9–23
Domenica 14 marzo: 10–19

Per maggiori informazioni: www.falacosagiusta.org

24 dic 2009

Buon Natale consapevole!

Approfitto del Blog di Gasilario per fare a tutti i più sinceri auguri di buonissime feste!


Come sempre però voglio lanciarvi qualche spunto di riflessione su quello che ci sarà nei vs piatti questa sera.

In particolare vorrei parlare di Salmone che è uno dei pesci che più si utilizzano nella cena della Vigilia.
Il salmone è il pesce che maggiormente l'uomo alleva, il rapporto è di 85 a 1 rispetto al pescato.
Nella maggior parte degli allevamenti, anche quelli biologici, ai pesci viene somministrata una tintura per ricreare il colorito roseo dello stato brado, un colorito che i salmoni hanno mangiando gamberetti e altri crostacei. I Carotenoidi aggiunti alla dieta di questi pesci sono la astaxantina e la cantaxantina (E161) che l'industria chimica ottiene sotto forma sintetica. Si pensa che queste sostanze possano avere effetti negativi sulla retina tant'è che l'unione europea ne ha ridotto drasticamente i limiti d'uso, mentre il governo americano obbliga sulle confezioni di salmone di aggiungere la scritta "con coloranti".


Altro problema degli allevamenti di salmone sono i pidocchi di mare. Tralasciando i veleni che in passato si sono utilizzati per contrastarli parliamo subito di quelli ammessi oggi: la cipermetrina, un veleno neurale cancerogeno che uccide le aragoste nello stato larvale e tutti i pesci nell'arco di 10km, il teflubenzurone che venendo espulso al 90 % nelle feci dei salmoni ha effetti nocivi su gamberi, granchi e aragoste, l'ivermectina una neurotossina, il benzoato di emamectina e il verde malachite. Bastano? No perchè l'elenco in realtà non finisce qui la formalina, per esempio, è un disinfettante utilizzato in tutti gli allevamenti ittici mondiali e contiene nella sua struttura il 37% di formaldeide che ha noti effetti cancerogeni sull'uomo. Ricordo che questi sono prodotti che vengono utlizzati in allevamenti in paesi dove esiste una legislazione e un controllo sugli allevamenti, ma se ci spostiamo nella smpre più vicina Asia...cosa usano in quegli allevamenti? Per capirci i cinesi producono il 70% del pesce allevato del mondo.


Ultimo aspetto da analizzare è l'allevamento come habitat: questi imponenti animali sono racchiusi in gabbie sovrafollate,

lo scoppiare di un'epidemia sarebbe economicamente rovinoso per gli allevatori che, per prevenire tutto ciò, utilizzano una massiccia dose di antibiotici. Dove vanno a finire dopo la mattanza quegli antibiotici? Dritti nei piatti di consuma quella carne!


Se volessimo si potrebbe anche fare una veloce analisi di impatto ambientale di questi allevamenti ma non vorrei troppo stancarvi.
Ciao a tutti



19 dic 2009

Prodotti a base di cereali nel menù di 100.000 anni fa

La dieta degli uomini primitivi potrebbe essere stata più sofisticata di quanto ipotizzato finora. In particolare, il rapporto tra uomini e cereali è iniziato prima del previsto.

Questo è quanto emerge da una ricerca dell'Università di Calgary (Canada), diretta da Julio Mercader.

Nel 2007, Mercader e la sua squadra hanno esplorato una cava della regione del Lago Niassa, nel Mozambiconordoccidentale. Nel loro lavoro sul campo, gli studiosi canadesi sono stati affiancati dai colleghi dell'Università delMozambico.

La loro indagine ha così portato alla luce numerosi reperti, testimonianze del menù degli Homo Sapiens della zona, circa 100.000 anni fa.

Sicuramente, gli antichi africani mangiavano carne (gusto testimoniato dalle ossa) ma, sopratutto, mangiavano vegetali. Palma, falsa banana ("Enset ventricosum"), piselli ("Cajanus cajan") e una radice, la patata africana: tutti conosciuti, e tutti gustati.

E poi, la scoperta inattesa rappresentata dal sorgo selvatico, antenato del cereale usato nella moderna Africa sub-sahariana come base per pappe simili al porridge, forme di pane e tipi di birra.

La squadra di Mercader è arrivata a tale conclusione dopo aver individuato pietre, strumenti per lavorare il sorgoselvatico, e che ancora oggi presentano traccie di amido.

Spiega Mercader: "Il risultato retrodata notevolmente l'inizio dell'utilizzo dei semi da parte delle specie umane e rappresenta una prova di una dieta estesa e sofisticata molto prima di quanto ritenuto. Ciò avvenne durante la media Età della pietra quando la raccolta di cereali selvatici è stata percepita come attività irrilevante se non altrettanto importante di radici, frutti e frutta secca".

Per il ricercatore ed i suoi compagni, i ritrovamenti della cava nella regione del Niassa consentono di fare luce sui meccanismi nutrizionali dell'evoluzione. La possibilità di ottenere con regolarità prodotti ricchi di amido "Migliorò la qualità della dieta nelle savane e nelle foreste africane, in cui si è evoluta la prima linea di esseri umani moderni".

In conclusione, sintetizza Mercader, la presenza stabile dei prodotti a base di cereali nel nostro piatto "L'inclusione dei cereali nella nostra dieta è considerato un passo importante in virtù della complessità tecnica della manipolazione culinaria richiesta per convertire i cereali in alimenti".


Matteo Clerici

6 dic 2009

Verso Copenaghen. Cibo giusto per il clima

Per far scendere a poche centinaia di kg (dalle quasi 2 tonnellate medie di oggi...) le emissioni annue individuali di gas serra relative all'alimentazione, abbiamo in precedenza visto l'importanza della scelta vegetariana, della scelta del biologico, del cibo locale, della minimizzazione degli imballaggi.

Rimane da vedere come e perché evitare il "trasformato", il "supermercato", il "rifiutato" ecc. Ecco qua.

Il cibo trasformato, il raffinato, il mixato... Il massimo dei cibi trasformati sono i cibi pronti (quinta gamma): per intenderci, cannelloni ripieni e dintorni. Oltre agli ingredienti, essi incorporano una grande quantità di energia, che è stata necessaria ad assemblare in un dato luogo le materie prime e gli imballaggi, a cuocere, a congelare, a trasportare con celle frigorifere fino ai supermercati, e poi nelle case a scongelare (e quali grossi frigoriferi richiede la tendenza a comprare tutto fatto?) e poi riscaldare...

Una perversione ulteriore è il cibo (o bevande) pronto proveniente da chissà dove con tutto il suo imballaggio. Ci viene in mente il vino dal Cile in bottiglia di vetro... Ma con meno enfasi, anche le lenticchie già bollite nei vasetti sono più onerose per l'ambiente rispetto a un pacchetto di legumi secchi. E in fondo, anche i cereali raffinati richiedono una fase di trasformazione in più... per darci qualcosa di meno nutriente! Morale: integrale, purché bio, è meglio per la salute e salva energia.

E quanto ai fuori stagione, potranno non essere trasformati preraccolto, ma comportano un notevole consumo di energia nella fase precedente: per riscaldare le serre, o per trasportarli da lontano (v. dunque la rubrica della scorsa settimana). Le stagioni non sono un'opinione (anche se con l'effetto serra cominciano a confondersi davvero). Quanto alla trasformazione a domicilio, attenzione all'eccesso di elettrodomestici... ci sono delle cucine che paiono officine meccaniche dal rumore. Centrifughe, grattugie elettriche, frullatori e mixer contribuiscono ai nostri consumi elettrici (in genere di origine fossile,0 in Italia). Minimizziamoli.

Infine, elogio del crudismo parziale: il 5% del consumo totale di energia proveniente dal settore agroalimentare è legato alla cottura. Anche i crudisti - anche parziali, ed è tutta salute - aiutano di più il clima!

Il cibo "supermercato". Una ecoclassifica dei luoghi dove si acquista qualcosa vedrebbe al primo posto... il magazzino del produttore se ci si va in...bici o treno o se è vicino a casa, il punto di stoccaggio del gruppo d'acquisto, il mercatino rionale sfuso, il negozio di quartiere e via via fino al supermercato, una struttura molto impattante al di là di quel che vende. In Inghilterra hanno calcolato che un supermercato consuma in media 113 kWh all'anno per metro quadrato.

E' che deve essere riscaldato, illuminato, raffrescato, e poi ha frigoriferi aperti, congelatori, e quando è lontano dalle abitazioni, ai consumi di carburante dei camion che portano la merce sugli scaffali si sommano quelli delle auto degli acquirenti. Per non dire della cementificazione che queste strutture provocano; e più cemento - per produrre il quale oltretutto si emette parecchia CO2 - meno suolo ad assorbire carbonio. E per non dire del fatto che sono i supermercati a buttare via tantissimo cibo buono, per falle nelle confezioni o per prossime scadenze. Se c'è la possibilità, scegliamo dei luoghi d'acquisto leggeri per il nostro cibo quotidiano!

Il cibo "rifiutato"...Scandalo degli scandali in un mondo affamato (oltre un miliardo di persone si sveglia e lavora e va a letto senza mangiare abbastanza) , sia i venditori che i consumatori, di cibo ne buttano via tantissimo. Ognuno può fare il calcolo: quante volte non si fa una programmazione precisa degli acquisti e delle preparazioni? quante volte i bambini - e gli adulti - avanzano nel piatto di casa o di mensa? Poi ci sono i residui di cucina, i rifiuti organici.

Se una persona che getta 75 kg all'anno fra scarti organici e cibo, e se il 50% di questo va in discarica (perché non c'è raccolta dell'umido), quegli oltre 30 kg producono oltre 100 kg di gas serra fra metano e anidride carbonica... anche considerando che adesso le discariche recuperano buona parte del metano! In discarica poi vanno a finire anche gli imballaggi alimentari non riciclati, come carta e cartone, e anch'essi producono metano... Ergo: minimizzare gli imballaggi (come già detto) e anche gli scarti (se si mangia bio, dicevamo in una rubrica tempo fa, possiamo consumare anche i torsoli e le bucce, spesso buonissimi) e trasformarli in compost. E chi va al ristorante porti una di quelle utilissime vaschette da frigo per asportare gli eccessi.

Dunque, in conclusione...Comprare in gran parte: alimenti integrali come cereali, legumi secchi, frutta in guscio, frutti, semi, il tutto conservato e venduto a temperatura ambiente; frutti e ortaggi freschi provenienti da produttori locali e sfusi. Scrive Chris Goodall nel suo prezioso testo How to Live a Low Carbon Life: "Se si adottasse una dieta vegetale, biologica, con alimenti locali il più possibile (niente bio-global!), integrali, in gran parte non trasformati e non imballati, venduti a temperatura ambiente, evitando inoltre i supermercati, insomma materie prime dal produttore al consumatore, e poi si compostassero i residui il costo climatico del cibo scenderebbe a 350 kg l'anno o meno". Ancora meno se eviteremo di usare tanti elettrodomestici e lunghe cotture domiciliari e se ridurremo quasi a zero i rifiuti alimentari.

Marinella Correggia

www.greenreport.it